Da alcuni mesi, abbiamo ripristinato l’utilizzo del velo per il calice: quel panno di forma quadrata, del colore liturgico, che copre il calice prima della celebrazione dell’Eucaristia.
Qual è il senso di questo segno?
Anzitutto è bene chiarire che la pratica è prescritta esplicitamente al nr. 118 dell’Ordinamento Generale del Messale Romano in vigore oggigiorno:
Il calice sia lodevolmente ricoperto da un velo, che può essere o del colore del giorno o bianco.
Il senso di questa pratica è dato dallo stesso nome “velo”. Si copre, in un certo senso si “cela” il mistero e tutto ciò che ha a che fare con esso. Pensiamo anche ad altri veli liturgici, come il “velo omerale” utilizzato per la benedizione eucaristica, o il velo che si pone davanti al tabernacolo (nelle chiese in cui la porta è rivolta verso l’assemblea)…
Questo è il modo “liturgico” di esprimere in gesti e atti ciò che è sentito come sacro. “I sacri misteri” vanno “rivelati” (appunto “svelati”) nel momento in cui si celebrano. Ecco perché, una volta usciti i catecumeni (che anticamente partecipavano solo alla prima parte della Messa), si svela il calice e lo si porta sull’altare davanti ai fedeli.
Occorre prestare attenzione a non ridurre i vasi sacri, come il calice, la patena, ecc.. alla loro mera funzionalità pratica, trascurando il loro ricco significato simbolico. Un bicchiere e un piattino dove mettere pane e vino non hanno bisogno di particolare riguardo. Ma “questo prezioso calice” in cui deve essere contenuto il Sangue di Cristo Signore, ha “lodevolmente” diritto ad essere circondato di devozione e rispetto, i quali si manifestano, praticamente, anche nell’uso di velare il calice (e di usare la palla per coprire il contenuto del calice).
Dalle parole di benedizione sopra il vino proprie della Preghiera Eucaristica I (Canone Romano):
Dopo la cena, allo stesso modo,
prese questo glorioso calice
nelle sue mani sante e venerabili,
ti rese grazie con la preghiera di benedizione,
lo diede ai suoi discepoli, e disse…